Dove meno te lo aspetti

Sono stato ad Adelaide per il matrimonio di un mio amico d’infanzia che lavora come senior curator al National Motor Museum del South Australia, perciò una tappa doverosa del viaggio era la visita a questo museo.

Non sono un grande amante delle automobili, e molto sinceramente non mi aspettavo niente di entusiasmante. Ci volevo andare solo perché ero curioso di vedere il posto dove lavora il mio amico, e invece le storie più interessanti sono sempre dove meno te le aspetti. Il National Motor Museum è un grosso garage in cui sono esposte auto che hanno a che fare con la storia dell’Australia, dalle auto d’epoca ai bolidi post-apocalittici di Mad Max.

Fichissimo, il bolide di Mad Max

Poi, gironzolando per il museo-garage, a un certo punto c’è una porta, che è la porta dell’autofficina di una certa Alice Anderson, ed eccola lì, la storia.

Questa è la ricostruzione dell’officina di Alice Anderson al Motor Museum
Qui c’è la storia di quella volta che ha attraversato il deserto australiano con un’auto senza porte, modificata da lei
Questi sono articoli di giornale dell’epoca, che riportano la notizia della sua morte prematura

Alice Anderson è stata la prima donna ad avere un’autofficina in Australia, nel 1919, ed era un’officina in cui lavoravano solo donne. Indossava la divisa da autista, che era una divisa da uomo. Da tutta l’Australia, in quegli anni, le donne mandavano le loro figlie da lei a imparare a guidare. Nel 1926, quando è morta, le donne impiegate nella sua officina erano nove.

Non aggiungo altro, perché ne so ancora poco. Però presto saprò tutto su di lei, visto che lì al Motor Museum ho comprato questo libro su Alice Anderson e la sua officina. E anche il libro ha una sua storia niente male.

L’autrice, Loretta Smith, ha scoperto per caso la storia di Alice Anderson dieci anni fa. Prima, non è che se ne parlasse molto. Nel 2008, in una biografia di Edna Walling aveva letto che a una festa a cui la paesaggista aveva partecipato, c’era anche una ragazza vestita da uomo, una certa Alice Anderson. E questo era tutto ciò che sapeva di lei.

Poi, qualche mese dopo, lavorando in una casa di cura, ha incontrato una donna sui novant’anni malata di Alzheimer, che dimenticava ogni giorno il suo nome, ma in compenso aveva ricordi d’infanzia molto vividi. La donna le ha detto che, quando era piccola, nella sua famiglia l’autista e la meccanica era sua madre, che lavorava con Alice Anderson. E visto che era un ricordo d’infanzia, se la ricordava benissimo, Alice Anderson.

Ecco, anche Loretta Smith ha trovato la sua storia dove meno se l’aspettava, e a me basta questo: il libro devo ancora leggerlo, forse sarà bruttino, forse bellissimo, tra l’altro non sono un gran lettore di biografie; ma non m’importa, tanto il libro è un souvenir di queste storie qui.

E se vi capita di andare da quelle parti, vi consiglio di andarci, al Motor Museum, che ne vale la pena.

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