Diario dallo smart working. Giorno 1

Pur essendo un freelance, lavoro pochissimo da casa, perché, per via del lavoro che faccio, la mia presenza nello studio editoriale con cui collaboro semplifica un po’ le cose; e poi a casa temo di avere troppe distrazioni, quindi preferisco andare a lavorare lì.

Per via dell’emergenza coronavirus, da ieri fino al 2 marzo tutte le scuole di ogni ordine e grado (compresa la mia) e altri luoghi pubblici sono chiusi, gli eventi rimandati, rimandata la BCBF, e anche in studio ieri mi hanno chiesto di starmene a casa per un po’. Quindi mi trovo in una specie di smart working anche io, questa settimana. Stamattina sono andato in studio a prendermi un po’ di bozze da lavorare a casa, e ora eccomi qui.

Il primo giorno di questo pseudo smart working non è andato male. Pensavo mi sarei distratto molto e a fine giornata non avrei concluso niente, e invece è andato tutto liscio, e sono anche riuscito a fare una cosa che, lavorando in studio, non riuscivo a fare mai.

Il martedì verso le 18 ho quasi sempre una riunione di CreativeMornings, che facciamo a volte dal vivo, a volte su Skype, dipende un po’ da chi c’è e chi non c’è. Quando ci vediamo dal vivo, esco dallo studio più o meno a quell’ora e ci vado sempre, mentre quando ci diamo appuntamento su Skype, finché torno a casa e accendo il pc la riunione finisce, quindi non riesco a partecipare mai. Oggi, per la prima volta, su Skype c’ero anch’io: evviva lo smart working.

Dopo la riunione su Skype, poi, sono andato al negozio di roba per animali a comprare la sabbietta per il gatto. Saccheggiata. Questa pandemia sta diventando un po’ ridicola. Mi hanno detto che i rifornimenti arrivano giovedì.

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