Diario dallo smart working. Giorno 8

Per la maggior parte del tempo impaginare libri è un lavoro solitario: ho un file con i testi e le indicazioni per le immagini, ho una cartella con le immagini, e posso andare dritto da solo per ore.

Certe volte, però, capita che mi venga chiesto di progettare il layout di pagina di una nuova sezione del libro che sto impaginando, e in questo lavorare da casa può essere meno agevole (o meno agile, per far capire anche agli hipster).

Oggi avevo, tra le cose da fare, il layout di una sezione nuova per un libro di storia. In questo caso, avere il feedback immediato di un redattore sarebbe stato utile, ma purtroppo qui con me c’era solo il gatto. Per fortuna non era così urgente: intanto l’ho fatto; poi, con calma, lo sistemeremo. Questa, comunque, è una di quelle cose che funzionano meglio in studio che da casa. Non che a casa non si possa fare, ma è meno efficiente, tutto qua.

Ma più del lavoro, secondo me quello che da casa non potrebbe mai funzionare (nel senso che si può fare, ma è meno bello) è la scuola. La notizia che ancora fino a metà marzo sarà tutto chiuso, per me è una bella botta soprattutto per la scuola. Se il lavoro riesco a gestirmelo da solo, le lezioni mi dispiace perderle. Dovremmo recuperarle tutte, a meno che l’emergenza non duri fino a dicembre, però quando nel gruppo WhatsApp degli allievi qualcuno più impaziente di me ha ventilato l’idea di chiedere di fare lezione a distanza, ho pensato a come sarebbe seguire una lezione di quattro ore su Skype con una ventina di persone collegate contemporaneamente, e per come mi sono immaginato la cosa, secondo me fa schifo. Speriamo di no. La scuola, mi sento di poterlo affermare con certezza senza averlo neanche provato, mi sembra una cosa che funziona meglio in aula che da casa.

Detto questo, direi che possiamo mettere la parola fine al diario dallo smart working. Domani mattina, insieme alla newsletter, ci sarà un articolo in cui tiro le somme di questa esperienza per come è andata fin’ora. Poi penso che continuerò a lavorare da casa ancora per un po’, ma con il diario direi anche basta.

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