Non voglio insinuare che servano dei motivi per leggere Tolstoj. Tra i tanti capolavori della letteratura russa, però, Anna Karenina non l’avrei mai messo in cima alle mie priorità. Forse l’avrei letto per decimo, dopo tutti i Dostoevskij che ancora mi mancano. Invece qualche mese fa ho comprato I russi sono matti di Paolo Nori, che contiene un bel po’ di spoiler su diversi capolavori della letteratura russa, tra cui un numero consistente di pagine dedicate a spoilerare Anna Karenina. Perciò, arrivato a pagina 99, dove Nori dice che «chi non ha letto Anna Karenina e non sa come va a finire, si dovrebbe fermare qui», ho chiuso il libro e sono andato a comprare Anna Karenina.
![](https://www.capalb.com/wp-content/uploads/2020/04/I-russi-sono-matti_Paolo-Nori_000001.jpg)
Ci ho messo qualche mese, ma solo perché avevo anche altre cose da leggere. Poi, subito dopo Anna Karenina, ho finito anche il libro di Paolo Nori, con gran sollievo: era fermo sul comodino da troppo tempo, e quando lo vedevo mi sentivo in difetto nei suoi confronti.
I russi sono matti, a parte le curiosità sui russi e sulla loro letteratura, che possono interessare, a me sì, a qualcun’altro forse meno, vale la pena leggerlo perché nell’ultima parte, quella che viene dopo gli spoiler di Anna Karenina, parla del byt, una parola intraducibile che in russo significa più o meno e se non ho capito male: l’invisibile quotidiano, ciò che vediamo così tanto e così spesso che non ci facciamo neanche più caso, e alla fine è come se non lo vedessimo più.
Il byt, secondo Nori, è ciò di cui è fatta la letteratura russa. Ecco, di Anna Karenina, senza spoilerare niente, posso confermare che è un libro fatto soprattutto di byt.