Quella volta che ho scritto un pezzo sulla moda senza sapere niente di moda

Nu®ant è un magazine di illustrazione che ospita sulle sue pagine gli autori più promettenti in circolazione. L’ultimo progetto della rivista si chiama 12×12 ed è dedicato alla moda degli ultimi dodici decenni: 48 artisti in 96 tavole hanno illustrato come ci siamo vestiti dal 1900 ai giorni nostri.

Il progetto è partito a febbraio 2017 ed è durato dodici mesi, dedicando un incontro a ogni decennio preso in esame. Ne è venuta fuori una mostra collettiva e, concluso il progetto, raccontarlo sulla rivista era una naturale conseguenza. L’ultimo numero è tutto su 12×12.

Cosa c’entro io

La redazione di Nu®ant ha pensato bene di commissionare degli articoli per introdurre le illustrazioni di ciascun decennio sulla rivista. L’esimio direttore di Nu®ant ha pensato bene di coinvolgermi, e io, senza pensare alle conseguenze, ho accettato.

Cosa mi è stato chiesto di fare

Mi è stato chiesto di scegliere un decennio e scrivere qualcosa. Mi sono preso qualche giorno per pensarci. Intanto persone più svelte di me, e con le idee più chiare delle mie, facevano le loro scelte. A me sono rimasti gli anni ’60.

Cosa ho fatto

Non ho neanche provato a improvvisarmi esperto di vestiti e stilisti: non sarei stato credibile. L’unica via d’uscita era parlare d’altro.

Parlare d’altro, però, non è facile. Cambiare discorso è da cialtroni: su una rivista seria l’unico modo per non fare figuracce è trattare l’argomento sconosciuto osservandolo da un punto di vista più confortevole, ma restando pertinenti.

Smarrito nei mille riferimenti culturali di un decennio così denso di eventi, mi sono consultato con una persona competente in materia: Teresa Moramarco di Addictive Design.

La prima cosa che Teresa mi ha detto è stata che la moda degli anni ’60 era influenzata in modo massiccio dalla corsa allo spazio: si sapeva che il primo uomo sulla Luna era solo questione di tempo, e tutti pensavano che nel 2018 avremmo avuto le macchine volanti e i robot domestici. Poi ha continuato a parlarmi con passione e ricchezza di dettagli di Pierre Cardin e Yves Saint Laurent per alcune ore, ma io ormai con la testa ero già partito su un razzo.

Risultato

Me la sono cavata con un articolo in cui si vede ciò che succede sulle passerelle negli anni ’60 dalla Luna. Mi è sembrata la distanza giusta per parlare in poche righe di un decennio così complesso senza perdermi troppo in particolari che non conosco così bene. Inoltre è una distanza molto simile a quella che c’è tra me e il buon gusto nel vestire, quindi era l’unico punto di vista da cui potevo risultare credibile.

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